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Ho sempre pensato che le mamme avessero comprensione delle altre mamme. Quando iscriviamo i nostri figli alle elementari, per esempio, lo facciamo con il cuore gonfio di belle aspettative. Non tanto riguardo al percorso da compiere da parte dei nostri piccoli, fatto di inevitabili cadute e tentativi di rialzarsi, quanto in relazione all’apertura verso i genitori, che generalmente possono arricchirci. Immaginavo una sorta di feeling, di complicità sottaciuta, una condivisione di idee che potesse ampliare le nostre conoscenze. Invece finora ho incontrato solo astio, tendenza a isolare l’altro, deriderlo, e nel peggiore dei casi, escluderlo.  Non vivo nel villaggio africano senza pavimento né rete fognaria. Abito al centro della civiltà, pur essendo un paese che faticosamente rappresenta una provincia. Al mattino mi alzo, compio gli stessi gesti quotidiani. Preparo la colazione per chi deve andare a scuola, sveglio chi ancora dorme, aiuto a vestirsi, a pettinarsi. Infine mi preparo io. Una camicia, una giacca, la collana di mia mamma, e via fuori nella giornata piena di luce. Gli alberi abbracciano i viali, i viali ci accolgono sospirando nella brezza. Parcheggio, faccio scendere. Corriamo verso la scuola. Davanti al cancello, il solito crocchio di mamme della stessa sezione. Non è mai una sezione diversa. E’ sempre la stessa. Il solito crocchio, le solite mamme inconsapevolmente sclerate. Sorridono complici, ignorandoti. Hai tentato più e più volte di aprirti, condividere. Hai sentito più e più volte: Ma quella bambina è ancora iscritta a questa scuola? E io che speravo si ritirasse… E’ maleducata come la mamma…. Non vedo l’ora che se ne vada… Hai pensato di sentire male, poi hai cercato di cambiare discorso, in pieno imbarazzo. Infine, dopo mesi, hai rinunciato. Hai colto l’astio nei tuoi confronti, perché non hai preso posizione contro la mamma e la bambina additate come maleducate. Hai tentato di essere ogni giorno gentile: Buona giornata, buon pomeriggio. Ma hai colto di nuovo i loro pensieri: Sei una perfetta imbecille, mentre noi siamo mamme perfette tu sei una poveretta che finge di stare dalla nostra parte. Escludere. Chi ha mai detto che è stato escluso qualcuno? Mentre mi fermo davanti al cancello per scambiare qualche battuta, il crocchio mi volta le spalle, finge di non vedermi. Sarà l’ultima volta che dirò Buona giornata. Volgarmente penso: C’avete rotto. Avete rotto con la vostra perfezione, il vostro buon senso, la vostra arroganza, la vostra indifferenza, la vostra presunta superiorità persino nel parcheggiare la macchina. C’avete rotto, penso, e mi sento un po’ una di loro, vuota, insensata. Gli volto le spalle io. Non so cosa stiano pensando. Forse notano la mia schiena, mentre mi allontano la schiena involontariamente gli parla. Magari avvertono i miei sentimenti, forse qualche pensiero le attraversa, ma è appena un guizzo, finché nelle loro menti torna il buio.

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